Sono reduce da una mattinata passata tra pala e caminetto, nel primo caso per ripulire il vialetto di casa mia e nel secondo caso per riscaldarmi i piedi infreddoliti.
Mi sono alzato alle 9.00, ho fatto una abbondante colazione, mi sono vestito da gara (di sci) ed ho affrontato la mattinata con un misto tra insofferenza – per la fatica che avrei dovuto fare per pulire il vialetto – e felicità, quella felicità che la neve porta da sempre nel mio animo. Mi fa tornare bambino, mi dà forza, mi dona allegria e senso di appartenenza al tutto. Che immagine poetica! 😀
Riscaldatomi abbondantemente con una bella doccia, intorno a mezzogiorno ho acceso il mio pc e la tv ed ho deciso di vedere cosa stava accadendo nel mondo.
Come primo impatto, il sito del Corriere della sera: Milano nel caos, risveglio nella neve
Passo a leggere i commenti e risulta evidente che non è così. Ho sentito, per telefono, alcune persone che lavorano a Milano e, per bocca loro – a cui credo, non è per niente così. Strade libere e mezzi pubblici perfettamente funzionanti.
Decido di passare oltre. Evito come una gazzella il sito di repubblica (volontariamente con la “r” minuscola) e mi catapulto su Telelombardia, canale regionale che dalle ore 12.30 trasmette un sempre interessante programma di approfondimento politico-culturale condotto da un mai troppo simpatico (a me) Roberto Poletti giornalista e già ex-deputato nell’area di centro sinistra sotto i colori di non ricordo quale partito verde. Oggetto della trasmisisone,“Neve in Lombardia: emergenza sottovalutata?”
Uno stranito, a mio avviso, Poletti, snocciola gli insindacabili numeri e fatti legati alla serata di ieri, fatti di decine di persone ferme nelle proprie autovetture intrappolate nel traffico, persone ferme nelle stazioni in attesa di un treno che non è mai arrivato, mancanza di servizio di controllo della viabilità a seguito dell’assenteismo dei vigili. Tutto questo, focalizzato su Milano.
Faccio due piccoli passi indietro.
Io lavoro a Milano, chi mi conosce lo sa. Lavoro praticamente in centro a Milano, a due passi da Porta Nuova. Non è centrissimo, ma non è di certo periferia. Mi ritengo persona dotata di buon senso e cerco di fare sempre le cose mettendo il cervello in quello che faccio.
Dopo una premessa così…
Domenica mi sono informato sulle condizioni meteo della settimana entrante, ho chiesto ad amici più esperti di me (grazie Teo), ho ascoltato le previsioni del tempo di Rai uno e Canale 5, ho visitato il sito ilmeteo.it, ho sentito in tv il vice-sindaco di Milano, De Corato, avvertire la popolazione dell’emergenza neve che avrebbe colpito Milano nella giornata di lunedì e l’ho sentito distintamente dire di “non prendere l’auto per raggiungere o spostarsi in Milano”.
Ho messo insieme tutte queste informazioni che avevo raccolto, le ho prese tutte per buone ed ho dato particolarmente ascolto a quella del mio amico Teo, ovvero “attento che a Milano comincerà a nevicare alle 14.00…. più o meno”. E lui fa il geometra! (e mi dicono sia pure bravo, ma va beh…)
E così è stato! Ieri alle ore 14.00, subito dopo pranzo, ha cominciato a nevicare e non ha smesso più. Alle ore 16.00 ho preso armi e bagagli e me ne sono tornato a Bergamo. Sono arrivato a casa alle ore 19.15 circa.
Uscito dall’ufficio in cui lavoro, ho fatto circa 400 metri nella neve, ho preso la metro a Gioia e sono sceso a Cologno Nord, dove avevo lasciato la macchina. Sono entrato in tangenziale (libera) e sono entrato in A4. Qualche rallentamento, ma poi tutto liscio fino a Dalmine. Uscito dall’autostrada, un’oretta per raggiungere Treviolo e poi 10 minuti tra le stradine di paese per raggiungere il mio paesello e lasciare la macchina a 5 minuti di strada da casa – inutile proseguire una volta arrivato lì essendo di fatto imbottigliato nel traffico.
Fatto sta che sento e leggo di persone intrappolate nel traffico di Milano per 10 ore, sento l’onorevole Monguzzi dire che è stato difficile uscire dal suo ufficio alle ore 20.00 per poi raggiungere casa sua in Buenos Aires (e ti credo). L’apoteosi però, aveva ancora da venire: la classica sciura che telefona al Poletti…
Riassumo: <
Al che mi sono chiesto se la gente pensa quando fa una cosa oppure se vive la propria vita lasciando che le cose succedano e basta. Me lo chiedo e lo chiedo a tutti quelli che hanno scelto di rimanere a Milano fino all’ultimo, utlizzando la propria auto per muoversi in centro o, magari, come nel caso della signora, di ignorare le avverse condizioni meteo e non prendere una comoda metropolitana (che viaggia sotto terra dove la neve non arriva) invece che buttarsi letteralmente nel mare senza saper nuotare.
Il caso della signora è sintomatico anche se magari non completamente efficace. Non mi è dato di sapere se, per caso, la signora magari soffre di qualche sindrome per cui prendere la metro le crea problemi o se magari è portatrice di qualche handicap, per cui le risulta più comodo prendere l’auto. Questo non lo so e so che è spesso facile trarre conclusioni affrettate. Certo è che vedere e sentire di tante persone bloccate nel traffico per ore, mi ha fatto pensare. E’ mai possibile che, nonostante tutte le informazioni che ci forniscono giornali e televisioni, esistano persone che non pensano prima di agire? Sono un pirla io che appena ho visto la neve attaccare, ho preso armi e bagagli e sono letteralmente fuggito da Milano? E’ mai possibile che si facciano trasmissioni politiche cercando di attribuire un colore alla neve, quando questa è democraticamente bianca? Come è possibile che decine e decine di persone decidano di rimanere al loro posto di lavoro, incuranti delle conseguenze della loro non scelta di lasciare Milano? Occupano tutti posti di lavoro di primaria importanza?
Se mi posso permettere di dirlo, il non chiudere le scuole già da domenica è stato un errore. Se c’era tutta questa neve in arrivo, perchè non si è prevenuta una porzione di problema? Mah… anche qui… è sempre questione di collegare il cervello prima di uscire di casa. Non ne è esente De Corato e non lo sono nemmeno io, per carità!
Ah… dimenticavo! Oggi ho scelto di non andare a lavorare, non muore nessuno se non ci vado oggi. Ci andrò domani. Non sono un dipendente, sono un consulente: mi pagano a ore, se non lavoro, non mi pagano.
Esco a fare due passi.
Col gelo che c’è, meglio di no!
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