In occasione della sfida al vertice del campionato di calcio di Serie A 2014/2015 tra la mia amata Juventus e la Roma, ieri, 05 ottobre 2014, sono andato allo Juventus Stadium di Torino per vivere il match dal vivo.
Quello di cui voglio scrivere, però, nulla ha a che fare con quello che è successo nei 90 minuti della partita.
Voglio parlare di come mi sento, spesso e volentieri, di fronte a situazioni anomale che, a furia di viverle, vengono fatte passare come se fossero normali.

Il fatto si consuma allo Juventus Stadium, circa 90 minuti prima della partita.
Giunto allo stadio con largo anticipo, come sempre accade in occasione di partite di cartello, salutato il folto gruppo di amici dello Juventus Club DOC Curno Mozzo, ho deciso di entrare presto allo stadio, per evitare code, confusione e la annosa ricerca del posto in curva sud.
Superati il controllo di pre-filtraggio ed il tornello di riconoscimento (…tutto molto ridicolo… LOL …), mi sono ritrovato, come da premessa, con ben 90 minuti da spendere, in attesa del match.
Esauriti velocemente i bisogni fisiologici primari, mi sono indirizzato verso il bar: la birretta fresca, nel pre partita, ci sta sempre bene.
Circondato dal nulla cosmico (nessuno intorno, nessuna coda, niente calca) mi porto alla cassa del bar e chiedo cortesemente una birra. Mi vengono chiesti 5€ (un po’ caro, ma lo sapevo … e comunque… va beh…) ed a quel punto estraggo il mio bel 50€ fresco fresco di bancomat di qualche giorno addietro.
Con la nonchalance di un perfetto professionista, la ragazza in cassa tiene il 50€ in bella mostra con la mano sinistra, afferra una sorta di ciondolo che le sta appeso al collo ed inizia a farlo passare su una parte del banconota che le ho appena consegnato.
Passa, ripassa, passa e ripassa, ne risulta che la banconota è vera. Ma va?!?
Dietro la cassiera, nel frattempo, l’esecuzione dell’ordine era già partita. La mia bella birra, fresca, schiumosa al punto quasi giusto, è stata versata nel bicchiere di plastica in quei frangenti di cash-control.
Mi viene dato il resto e vengo liquidato con un laconico, quanto normale, ciao, grazie…
Giro dietro alla colonna che separa la cassa dal banco bar e ritiro la mia bevanda.
Me ne vado e mi porto verso la curva, alla ricerca del mio posto.
Qualche passo dopo, realizzo la situazione grottesca nella quale sono stato attore protagonista; sono appena stato trattato come se fossi un riciclatore di denaro falso; trattato così, da chi, di fatto, si comporta come un ladro, non emettendo lo scontrino fiscale!!!
Mi sono sentito preso per il culo dal sistema, incapace di difendermi e impossibilitato a fare qualsiasi cosa che potesse riaccreditarmi agli occhi del sistema stesso. Io passo per riciclatore, l’evasore passa per eroe, avendo vinto 2 volte, avendo cioè ricevuto denaro vero da me e sfuggendo all’imposta dello stato.
Mi sono sentito molto coglione e, paradossalmente, onesto, fino in fondo.
Tu, invece, commerciante a caccia di riciclatori, come ti senti?
Ritengo che, nella catena alimentare dell’evasione, la tizia della cassa eseguisse solo degli ordini, tipici in occasioni del genere: mi immagino già l’ordine di scuderia, una cosa che suona più o meno come <
Fanculo a te e a chi non te lo dice.
Questo è solo un esempio isolato di quello che mi capita più o meno ogni giorno, ogni maledetto e fottutissimo giorno ed, il più delle volte, tutto questo è messo in scena da chi poi si lamenta dei politici, dei politicanti o è aspirante politico.
E tu, se sei evasore e sei arrivato a leggere fino a qui, che cosa hai da dire?
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